La natura delle “scie chimiche”

Una semplice spiegazione scientifica al di là di qualsiasi teoria del complotto.

Da sempre solcano i nostri cieli, e le abbiamo sempre definite semplicemente le “code degli aeroplani”, tanto abituati a vederle da considerarle come un elemento naturale dell’ambiente.

Ma nell’ultimo decennio qualcuno ha cominciato a diffondere dei sospetti sulla loro natura, al punto da ipotizzare un “oscuro piano” del controllo atmosferico da parte delle potenze militari.

Queste arcane ipotesi si sono talmente moltiplicate negli ultimi anni, amplificate dalla potenza mediatica dei social network, che si è arrivati a formulare una vera e propria “teoria del complotto” globale, che vede in quelle scie una oscura indefinita minaccia. E da allora le code degli aeroplani sono diventate per tutti le “scie chimiche”.

Secondo i sostenitori di questa teoria del complotto le scie lasciate da alcuni aeroplani sarebbero composte da sostanze chimiche e organiche spruzzate in volo per mezzo di supposte apparecchiature montate sui velivoli per finalità non meglio precisate.

L’operazione farebbe parte di un “complotto globale” portato avanti da autori ignoti e per motivi sconosciuti.

A tal riguardo sono state avanzate ipotesi diverse, la più comune delle quali è quella secondo cui si tratterebbe di una delle tecniche usate per l’alterazione e il controllo del clima terrestre.

Tra le altre ipotesi più “catastrofiche” ci sarebbero quelle che vedono nelle scie chimi- che una ingiustificata operazione per condizionare la salute umana, sia fisica che mentale. Altre tesi meno allarmistiche vedono nelle scie chimiche un semplice sistema di miglioramento delle telecomunicazioni via etere in cui, tramite l’azione di certi agenti chimici rilasciati nell’atmosfera, le onde elettromagnetiche rimbalzerebbero da un capo all’altro del globo. Soprattutto nell’ultimo decennio si sono moltiplicati i siti web di pseudo esperti della materia che hanno dato diverse spiegazioni sul funzionamento delle scie chimiche. L’argomento è stato addirittura trattato da alcune trasmissioni televisive, come “Voyager” su Rai2 nel 2008, trasmissione famosa più per la sua capacità di stimolare la fantasia dello spettatore che per la divulgazione scientifica.
Tentando di fare un po’ di luce sulla reale natura di queste scie chimiche, una prima considerazione da fare è che non c’è nessuna verità da svelare in quanto tutte le teorie del complotto non hanno mai trovato alcun riscontro empirico da parte della comunità scientifica.

Infatti, quelle comunissime striature bianche che siamo abituati a vedere nel cielo non sono altro che scie di condensazione causate semplicemente da un fenomeno fisico-atmosferico.

Le scie di condensazione (in inglese: contrail) sono di fatto “nuvole artificiali” generate dal passaggio degli aerei nell’atmosfera. L’aria espulsa dalle turbine di un aereo contiene, tra le altre sostanze, anche vapore acqueo che si aggiunge a quello presente in atmosfera condensandosi ed espandendosi in modo da lasciare una vera e propria scia di nuvola al suo passaggio nell’aria.

In pratica, i gas di scarico derivanti dalla propulsione dell’aereo aumentano localmente la temperatura e la “percentuale di umidità” dell’aria fredda e rarefatta, tipica degli strati più alti dell’atmosfera, fino a causare la condensazione del vapore acqueo in essi contenuto.

Questo fenomeno avviene soprattutto in alta quota, oltre gli 8000 metri di altezza dal suolo, laddove alcuni fattori climatici, come l’aria più rarefatta, bassissime temperature (-40°C) e un’alta percentuale di umidità (in genere oltre il 70%), rendono possibile queste formazioni.

In pratica, il rapido passaggio degli aerei riscalda velocemente l’aria che poi si raffredda altrettanto rapidamente dietro di essi, lasciando appunto una scia di condensazione piut- tosto lunga. I vortici d’aria causati dalle turbolenze dei motori dell’aereo letteralmente si “cristallizzano” nell’aria fredda. La persistenza ed espansione delle scie dipende quindi dalle condizioni di umidità presenti al momento in alta quota.

Per comprendere il fenomeno dobbiamo considerare il fatto che i nostri aerei non volano nel “vuoto” ma in una atmosfera densa d’aria, e dunque il loro passaggio comporta effetti non tanto diversi da quelli causati dal passaggio di un motoscafo sul mare, che lascia ugualmente una scia dietro.

I sostenitori della teoria del complotto pongono l’accento sulla eccessiva durata ed espansione delle scie chimiche, ma in realtà ciò dipende semplicemente da fattori climatici: alle quote più alte e in presenza di alte percentuali di umidità le scie di condensazione tendono a persistere in cielo per più tempo. A quote un po’ più basse con minore percentuale di umidità le scie di condensazione tendono a dissolversi più rapidamente.

In effetti qualcosa di “chimico” è presente in quelle scie, ma si tratta di sostanze comuni a tutti i motori a reazione, come a esempio biossido di carbonio, ossidi di azoto, monossi- do di carbonio, idrocarburi, come normale prodotto delle combustioni tipici soprattutto nei jet supersonici.

Anche le nostre automobili, dotate di motore a combustione, in un certo senso rilascia- no dietro di sé “scie chimiche” causate dai gas di scarico, ma esse dal punto di vista “visivo” si dissolvono rapidamente (mentre, a nostra insaputa, rimangono ancora presenti a lungo seppur invisibili all’occhio umano) perché in terra l’aria non è così rarefatta, fredda e umida come in alta quota. Se la nostra automobile potesse volare a 8000 o 10000 metri di altitudine probabilmente causerebbe una scia simile a quella degli aerei (e lo stesso di- scorso varrebbe per la “nuvoletta di condensa” emessa dalla nostra bocca nelle più gelide e umide giornate invernali).

Un altro fatto che i sostenitori della teoria del complotto non mancano di evidenziare è la maggior presenza di scie nel cielo negli ultimi decenni rispetto a prima, fattore che per loro confermerebbe l’oscuro progetto di alterazione atmosferica da parte di agenzie governative occulte.

In realtà, le scie erano presenti anche già verso gli anni ’30, ma poco frequenti perché all’epoca erano pochi gli aerei in grado di volare a quote così alte. Inoltre, durante la Seconda Guerra Mondiale, proprio in ambito militare ci si poneva la questione di riuscire a ridurre (anziché amplificare) il fenomeno delle scie di condensazione, perché un aereo che si lascia dietro di sé una scia è ovviamente più visibile al nemico.

Un altro elemento che ha incrementato il numero delle scie nel cielo è la maggior presenza, dalla seconda metà del Novecento in poi, dei voli supersonici che prima degli anni ’40 non esistevano.

Infatti queste scie di condensazione, oltre che dalla propulsione dei motori dell’aereo, nel caso dei voli supersonici possono essere generate anche dall’impatto stesso dell’apertura alare nell’atmosfera. Infatti un jet in grado di superare la velocità del suono (pari a 331 metri al secondo o 1.191km/h) ha un impatto molto violento al suo passaggio nell’atmosfera terrestre, tale da generare una nube supersonica di forma conica intorno a esso (il “cono supersonico”), anche ad altitudini più basse. Scie che però si dissolvono più rapidamente appunto a causa della minor percentuale di umidità a bassa quota.

In ogni caso, si trattano tutti di comunissimi fenomeni fisici e atmosferici, semplice- mente un processo di condensazione dell’aria. Dunque anziché interrogarsi sulla effettiva esistenza di presunti “complotti” dovremmo invece soddisfare la nostra curiosità riguardo certi fenomeni atmosferici semplicemente accantonando per una volta il dispersivo web, con le sue tante divergenti teorie, aprendo invece un buon libro di fisica!

Francesco Bartiromo

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