Povia “Distruggere l’identità delle persone partendo dai bambini è un disegno del nuovo potere”

Giuseppe Povia torna a toccare temi scottanti della nostra attualità. E lo fa attraverso un interessante spettacolo-conferenza dal titolo “Invertiamo la rotta. Contro la Dittatura del pensiero unico”, ideato dal partito “Il Popolo della Famiglia”, scritto insieme all’avvocato Gianfranco Amato, fondatore di Giuristi per la vita e uno dei più celebri movimenti anti-gender. Povia e Amato da qualche tempo girano l’Italia con questo spettacolo che propriamente spettacolo non è: si tratta di un monologo sul tema della famiglia dello stesso Amato accompagnato dalla voce e dalla chitarra del celebre cantante milanese; i due protagonisti, con un vivace racconto, portano avanti la loro lotta contro le teorie destabilizzanti sul ruolo della famiglia nell’età contemporanea, sulla celebre e famigerata “teoria del gender” e contro le “tante leggi e i tanti complotti supportati dallo Stato volti a destabilizzare la famiglia e l’idea stessa di famiglia”. L’incontro si è svolto il 14 ottobre a Salerno, organizzato da Raffaele Adinolfi, commercialista, già consigliere comunale e presidente della sezione di Salerno del partito fondato e presieduto dal suo omonimo, Mario Adinolfi. Gianfranco Amato, supportato da Povia che durante la conferenza ha cantato i suoi più celebri successi, da “Luca era gay” a “Chi comanda il Mondo”, “Era meglio Berlusconi” (in base agli argomenti trattati), ha voluto dimostrare come la volontà di eliminare il concetto di famiglia fosse un’intenzione voluta dalla Russia bolscevica per poi essere completamente rovesciata con il decreto dell’8 maggio 1944 di Stalin che introdusse sussidi, salari maggiori per le madri che si fossero dedicate ai loro figli e un’imposta progressiva a carico di celibi e famiglie poco numerose. Per Amato bisogna ripartire dalla famiglia, dalla “paideia” aristotelica per far sì di non minare ulteriormente i pilastri del nostro vivere civile perché è proprio dalla famiglia che nasce tutto. «Il primo esempio di famiglia – afferma – lo abbiamo avuto nella Preistoria, un periodo in cui non c’era storia, né legge. Era già, però, tutto scritto».

L’organizzatore Raffaele Adinolfi si è detto orgoglioso di poter ospitare “Invertiamo la rotta”, a Salerno, e si è detto contrario a ogni forma di violenza, fisica e legislativa, contro la famiglia. «Sta prendendo piede in America – aggiunge l’abitudine dell’aborto libero, un tipo di aborto che ti consente legalmente di abortire anche al nono mese, attraverso lo schiacciamento della testa del neonato appena uscito dall’utero. Una morte lenta e disumana, che consente di recuperare gli organi. Un vero orrore. Se però si fa notare queste questioni – dichiara Raffaele Adinolfi – o si vuole affermare che la famiglia per chiamarsi tale deve essere composta da un uomo e da una donna, si viene inevitabilmente etichettati come antiquati e omofobi. E nessuno vuole mancare di rispetto alle persone omosessuali né ledere o negare loro alcun diritto».

Giuseppe Povia da anni, come tanti cantanti italiani, ha unito la forza della canzone con l’impegno civile e da tempo esprime, senza alcuna inibizione o timore, le sue posizioni sul tema della famiglia, dell’immigrazione e della politica.

Povia, lei ha dichiarato che “utero in affitto” e “la teoria Gender” sono solo una scusa per distruggere la famiglia tradizionale. Molti invece sostengono il contrario: è proprio la chiusura a certe “innovazioni” che apporrebbe dei limiti alla famiglia stessa. Come risponde a queste nuove teorie?

«La teoria dell’identità di genere è pericolosa, lo dice il papa stesso ed è magistero della Chiesa cattolica, quindi o siamo tutti pazzi o siamo più attenti di altri. Gender vuol dire non essere maschi o femmine per come siamo nati, ma in base a come ci sentiamo di essere al momento e questa è una stupidata. Noi siamo in grado di capire che lo è, ma i bambini? Distruggere l’identità alle persone partendo dai bambini è un disegno del nuovo potere. Non c’è nessun complotto, è tutto alla luce del sole. L’utero in affitto è invece un atto di egoismo e un’operazione da ricchi. Anche se non lo concepisco, posso capirlo in una coppia eterosessuale che non può avere figli e quindi soffre di una patologia. Ma in una coppia omosessuale, mi dispiace, no. Se devo scegliere tra l’arcobaleno dei grandi e il bianco dell’innocenza dei bambini, scelgo la seconda».

“Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro. Ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. Potrebbe commentare questa frase di Lev Tolstoj?

«Credo che ogni famiglia abbia momenti di felicità e di non felicità, è la vita».

Il titolo della manifestazione è “Invertiamo la rotta”. Alla luce delle nuove decisioni su nucleo familiare e tutte le varie manifestazioni pro e contro la famiglia tradizionale, quale rotta ritiene essere decisiva da seguire e da far intraprendere anche alle nuove generazioni per il bene della famiglia?

«Non sono un bacchettone o, come dicono certi “sporcagiornali”, un bigotto o un integralista. Mi piace solo che le cose stiano al loro posto e invertire la rotta significa che siamo arrivati a un punto in cui, come diceva in sostanza anche Sant’Antonio Abate, i pazzi e i disturbati diranno ai normali che sono pazzi e disturbati. Ci siamo. La famiglia è la cellula più importante della società, lo dicevano Aristotele, Cicerone ma anche Nonna Papera. Ci possono essere persone che si vogliono bene e che stanno insieme, ci mancherebbe, ma io parlo proprio di famiglia naturale, quella che viene prima delle religioni, delle leggi e degli Stati. Giorno zero, uomo incontra donna e nasce il mondo».

“I bambini non sono un business”. Lei da sempre combatte contro “l’utero in affitto”, sostenendo che esso rappresenta un vero e proprio atto di mercificazione della vita umana… «In un sistema “profittocratico” si perdono di vista tutti i valori quindi bisogna almeno stare attenti al valore dei bambini e combattere. La gente è tutta dalla nostra parte, basta

ricordarglielo. Io cerco di farlo con la musica».

Che tipo di opinioni ha riscontrato durante il suo tour? Ha riscontrato uniformità di pensiero o magari anche qualche ostilità sull’argomento?

«Preferisco parlare di famiglia naturale. Qualche contestazione democratica c’è stata ma in fondo ogni testa è al mondo grazie a un uomo e a una donna, poi lo si sa… ci sono teste e grandi “teste”».

Stefano Pignataro

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