Fantaexpo, Giorgio Vanni: “Non esistono i generi, esiste la musica bella”

Un artista che unisce diverse generazioni in una sterminata produzione musicale. La sua voce, inconfondibile e profonda, ci riporta indietro di anni, quando l’innocenza giovanile e i sogni dei bambini significavano un ponte per il futuro. Giorgio Vanni, classe 1963, cantante e chitarrista, è l’interprete, assieme a Cristina D’Avena, di tutte le sigle dei cartoni animati giapponesi, quei manga che da un’illustre tradizione fumettistica hanno raggiunto la popolarità mondiale proprio grazie ai cartoni animati ed alla straordinaria scuola di doppiaggio. Giorgio Vanni è stato ospite dell’ultima giornata del Fantaexpo tenutosi a Salerno nei giorni 3-9 settembre presso il Parco dell’Irno. Il suo concerto, durato oltre tre ore, ha dato la possibilità a grandi e piccoli di provare l’emozione, dal vivo, quasi di incontrare un determinato protagonista di un cartone.

-Letteratura e manga. Esiste un filo rosso tra due generi? Mi viene in mente un collegamento che si potrebbe creare tra il personaggio di Arale nel cartone “What a mess slump e arale” ed il personaggio di Frankestein..

Assolutamente si. Si prenda in considerazione il personaggio di Goku. E’ la storia dello scimmiotto cinese riportato in Dragon Ball. C’è una connessione tra i manga, la letteratura ed anche i film. Io non faccio le sigle perché sono un grande appassionato di cartoni animati (anche se mi piace studiali). Io sono un musicista, le sigle dei cartoni animati sono la mia vita musicale e professionale. Mi chiesero di cominciare a fare le sigle dei cartoni e mi appassionai subito all’idea. Mi piace collegare ogni genere di cui sono appassionato, musica, film, fantascienza. Si, c’è un finissimo collegamento.

-Molti cartoni animati giapponesi hanno molti effetti splatter. E’ possibile che anche il nostro cinema d’autore horror abbia avuto un confronto con questo genere e, più probabile, viceversa? Penso ai film di Lucio Fulci, Mario Bava, in cui lo splatter era parte integrande della vicenda raccontata..

.Certo. I giapponesi che sono un popolo molto intelligente, hanno un po’ preso da noi e noi da loro prendiamo.

-Non posso non chiderLe , oggi 9 settembre 2018, un ricordo di Lucio Battisti a vent’anni dalla morte. La musica unisce ogni genere. Ma cosa significa genere musicale?

-Lucio Battisti per me è il “number one”. Non esiste un genere,  esiste la musica bella. A me piace molto il raggae, il funkie, il rock, quasi tutta roba black. Ascolto anche qualcosa del rock giapponese. Non esiste una divisione. Io prediligo gli artisti stranieri, ma Lucio Battisti è di fianco a Micheal Jackson, Lenny Kravitz.

-Mario Monicelli soleva affermare che il cinema è un ‘arte sacra, ma anche applicata all’industria. Si può dire lo stesso dei cartoni animati?

Tutte e due. Quando tu senti qualcosa, quando leggi qualcosa che ti da emozioni, quella è arte, si applica al tuo cuore. Naturalmente c’è sempre chi cerca di applicare quel tipo di emozione al guadagno. Anche io guadagno rispetto alla musica ma prima di tutto c’è l’emozione per cui l’arte mi da’ emozione. Io pago per entrare al Museo per vedere Botero. Non è arte applicata. Van Gogh è morto povero e sconosciuto, è il pittore più grande di tutti i tempi ed i suoi quadri costano parecchio. Come le sigle dei cartoni aninati: è arte applicata ma non è musica di servizio. Ci sono molte sigle che i ragazzi amano al di là del cartone animato. 

Stefano Pignataro

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