Perdere tempo per trovare il tempo

Il segreto dei paesi del Sud è quello di regalarci sempre il brivido di essere alla fine, forse alla fine del mondo.

Provate in un giorno d’estate a fissare il mare da San Vito lo Capo, da Capo Vaticano oppure da Capo d’Orso e proverete la sconvolgente sensazione di essere precipitati nel cuore della storia. Lí dove l’azzurro sfuma nel turchino, all’orizzonte, mi vengono incontro quattro navi fenice, uomini in tunica bianca e fazzoletto rosso porpora stretto sulla fronte mi fanno cenni concitati con la mano gridando in una lingua antica ed aspirata.

Stavo facendo il bagno nella limpida spuma di mare che abbraccia San Vito lo Capo, faccio un mezzo giro su me stessa … sono scomparsi gli ombrelloni,  i bagnanti, i canotti, le grida dei bambini. Resta la spiaggia bianca,  immensa e calda. Oltre la spiaggia svettano i palmizi, occhieggiano qui e lá cespugli dai quali spuntano corolle rosse come coppe.

Cosí fu per i naviganti questo lembo di terra;  bianca di sabbia, rossa di fiori, azzurra di cielo. In questo infinitamente antico mi perdo, mi “annaco”(usato per indicare “perdita di tempo”o il “dondolio dei fianchi femminili”) , perdo il  tempo e perdo tempo ora su una gamba ora sull’altra.

La spuma del mare accompagna questo dondolio, dai ristoranti arriva il morbido afrore del polpo fresco ed il salmastro delle cozze punge le narici; passeggiando per il corso principale l’odore caldo della brioche con il “tuppo” e il dolce intenso della ricotta lavorata con lo zucchero mi invitano a perdermi.

Desidero perdermi!
La Sicilia è isola di desideri profondi, è l’ isola dell’ Es, nulla è più dolce, più invitante, più caldo, più seducente di un viaggio fin qui.
Non fa nulla se il treno ha impiegato quasi 12 ore, se nelle stazioni ho dovuto trascinare il bagaglio giù per le scale, se il caldo di Palermo mi ha avvolto in una morsa. Sono arrivata!

Non si può lasciare il Sud senza un lamento, non si possono abbandonare queste terre senza sentire una scossa allo stomaco. La bellezza non può scorrere via come acqua, va curata, accarezzata con lo sguardo, nutrita come una creatura fragile.
Bisogna gridarlo forte in tutti i vicoli dei nostri paesi, battere la grancassa senza stancarsi, chiamarci l’ uno con l’ altro.
Intanto le autobotti vanno e vengono, si fermano, srotolano la pompa che si gonfia a riempire pozzi e cisterne. 
Perdo tempo, osservo, sosto.

Un ringraziamento speciale a Roberto Alajmo che, dal folto di un cespuglio di bouganville, rispondeva ai commenti del pubblico e tirava fuori dalla sua vasta produzione letteraria un libro che leggerò “L’arte di annacarsi: Un viaggio in Sicilia” (da “naca” culla).

Maria Rosaria Anna Onorato

2 thoughts on “Perdere tempo per trovare il tempo

  1. Come ti capisco: sin dalla prima volta che assaggiai una “brioscia fu tuppo” a Capo d’Orlando, ala prima tappa della fortunosa traversata a vela per le Eolie coronata con il primo bagno a Calajunco, al primo amore alla discoteca Gammon di Acitrezza, alla prima frittura di pesci pettine a Trapani, alla prima meditazione ai laghetti di Marinella a Tindari con un Loci Genio eponimo, alla prima granita di mandorle a
    Noto, alla volta che attraversai al guado lo stagnone di Marsala per raggiungere Mothia e perdermici, al pomeriggio passato a discutere del magistero delle costruzioni greche con due muratori che – come me – per la prima volta visitavano Selinunte, al primo bagno notturno rubato nella piscina dell’hotel Villa Politi sulla latomia a Siracusa, ai biscotti dei morti mangiati – manco a dirlo – nel cimitero di Naso, al primo bicchiere di anice unico Tutone con molto ghiaccio e poca acqua, mi raccomando, alla prima persona che notò che somigliavo all’ignoto marinaio di Antonello a Cefalù, alle prime ricognizioni di Sabucina e Vassallaggi, ai grani antichi raccolti e conservati per la prima volta di nuovo dopo tanti anni da Giorgio nei silos centenari di Modica, alla prima passeggiata sui Nebrodi con Franco e la prima andata a funghi con Salvatore… e potrei continuare con centinaia di prime volte ma va a finire che mi commuovo e torno subito alla mia amata Sicilia
    “ nta na notti d’austu comu a chista,
    ca li schiggi allimati di l’ojetra
    a la luna cci perciunu lu cori” (Santo Calì)

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