PADOVA. VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO E PARTECIPAZIONE DIGITALE DEI CITTADINI

Incontriamo Dario Da Re Presidente della Consulta 4B

Dario Da Re è il presidente della Consulta 4B che include i quartieri di Voltabarozzo, Salboro, Crocifisso e Guizza. Da anni è impegnato nella valorizzazione del territorio, e abbiamo voluto rivolgergli qualche domanda proprio per capire meglio quali sono le strategie e l’importanza nel promuovere un quartiere.

Quanto è importante la conoscenza del territorio?

«La conoscenza del territorio è strategica per qualsiasi pianificazione che si voglia fare a livello amministrativo e a livello politico. In un’ottica di strategia e di crescita è fondamentale conoscerne l’aspetto geografico, storico, culturale e ambientale. È importante analizzare le dinamiche che determinano le condizioni di vita delle persone prima di tutto all’interno di un contesto territoriale. Questa è una definizione un po’ classica che però mette al centro gli abitanti e le loro esigenze».

Padova ha numerosi quartieri. Dal punto di vista socioculturale sono simili tra loro?

«A Padova ci sono quaranta vecchi quartieri o rioni che si chiamano tecnicamente unità urbane. Sono molto diverse tra di loro, per cui riuscire a isolare e comprendere effettivamente quelle che sono le esigenze specifiche è strategico». 

Quanti abitanti ci sono alla Guizza e quali strumenti si possono adottare per valorizzare il quartiere?

«Alla Guizza ci sono circa 13.000 abitanti. Io mi limito per il momento a comprendere il territorio perché già riuscire ad avere dati che non sono solo quantitativi ma anche qualitativi è significativo.

I dati qualitativi infatti consentono di analizzare le relazioni e i rapporti diretti tra le persone. L’insieme di questi dati permettono di proporre delle iniziative con l’obiettivo di rendere migliore la qualità della vita. Dai dati quantitativi posso sapere che il 24% della popolazione è anziana. Quindi è scontato e naturale che debba mettere in atto delle azioni per venire incontro a quelle che sono le esigenze degli anziani che non sono come nel nostro immaginario non autosufficienti, chiusi in casa o “da ospizio” e così via. Il 95% di coloro che sono definiti come anziani over 65 anni, in realtà sono perfettamente autonomi, integrati e possono dare un contributo enorme al quartiere. È chiaro che bisogna creare le aree e le possibilità di intervento invece che lasciarli in balia di loro stessi». 

Quali potrebbero essere gli interventi urgenti da fare in un quartiere come la Guizza?

«Un quartiere con tredicimila abitanti è come uno dei mille comuni più popolosi d’Italia su ottomila che ce ne sono; ma è sbagliato pensarlo come entità autonoma perché di fatto le relazioni con il centro ci sono e sono molto interessanti. Il fatto stesso che tanti servizi non esistono qui è perché c’è un’interazione o con il vicino Albignasego o con il centro della città».

Lei sta lavorando al progetto OpenStreetMap. Come possiamo utilizzare le nuove tecnologie per far conoscere una realtà come la Guizza?

«OpenStreetMap è una sorta di gemello di Wikipedia quindi è un software libero. Io credo tantissimo nel software libero per diverse ragioni: non ci sono dei vincoli o delle costrizioni a livello economico e a livello commerciale. Chiunque può utilizzare il codice per riprodurlo. Utilizzare un software di mappatura dal basso come OpenStreetMap, ti permette di evidenziare, di tracciare o di raccontare percorsi ed elementi che riguardano poche decine, centinaia o migliaia di persone. Elementi che a Google non possono interessare, da cui l’idea di mappare il territorio come unità elementari come banalmente gli alberi o i negozi commerciali o le attività artigianali. E allora perché è importante? Facciamo un esempio: Padova non solo ha il 20% di stranieri ma ci sono tante persone che vivono in questa città per lavoro, per studio o per varie ragioni; OpenStreetMap può dare loro una mano perché serve a mappare luoghi piccoli partendo da quelle che sono le esigenze dal basso. Un esercizio commerciale deve pagare per avere un segnaposto di Google; ma non solo, per utilizzare a scopi commerciali Google, si pagano le royalty e non è un caso che tutti i comuni, compreso il comune di Padova, quando deve illustrare le mappe del suo territorio utilizzi OpenStreetMap».

Abbiamo detto che OpenStreetMap è libero e chiunque può inserire dei dati del proprio territorio. Non c’è il rischio che qualcuno possa inserire dei dati inappropriati o errati?

«I contenuti inappropriati vengono subito eliminati e non vengono neppure pubblicati perché c’è un Bot che prima li mette in quarantena e poi li cancella, per cui ci sono tutti una serie di meccanismi di controllo che verificano i contenuti. È orami un nuovo metodo di lavoro, non si utilizza più la carta stampata ma la mappa digitale».

OpenStreetMap diventa così anche la memoria e quindi la storia di un territorio?

«Si certo perché c’è una cronologia di tutti i dati che vengono immessi. Ad ogni modo, pur essendo un tecnocrate a me fa un po’ paura che tutto questo sia lasciato solo al cloud, al mondo digitale; forse perché io appartengo alla vecchia generazione che deve avere il pezzo di carta per poter leggere e comprendere a fondo il senso del testo».

I giovani possono essere una risorsa nell’utilizzo del digitale visto che trascorrono molto tempo su internet?

«Quello di cui siamo preoccupati tutti è che i ragazzi non hanno la consapevolezza di cosa sia il mondo internet. Io stesso non lo comprendo appieno e se mentre anni fa ero in grado di anche anticiparne le evoluzioni, ora mi risulta tutto più complesso probabilmente per una questione anche anagrafica. Se penso a Tic Toc per utilizzarlo nella mia professione, devo rivolgermi ai più giovani che lo conoscono bene. Per loro è normale utilizzarlo ma in realtà non è così. Non voglio pensare che dietro a certi programmi ci possano essere necessariamente degli orchi e un mondo perverso, ma quando si lavora sui grandi numeri, si è più esposti all’attenzione di coloro che hanno altri interessi che non siano semplicemente quello di divulgare cultura e crescita digitale. Ai miei tempi molti pedagogisti erano impegnati in Rai per studiare e suggerire quali potessero essere i programmi adatti ai ragazzi. Oggi tutto questo manca e soprattutto la piramide della comunicazione è stata stravolta. Io sono nato con due canali televisivi che si sono progressivamente moltiplicati. Mio figlio consuma Sky, Netflix, Amazon Prime e la musica con Spotify tutto on demand ma è proprio il concetto classico di tv che sta scomparendo e tutti i ragazzi anziché avere un canale preferito seguono i loro canale specifici su YouTube. I nuovi idoli non sono i presentatori o gli attori televisivi ma gli youtuber». 

Nel 2020 Padova diventerà Capitale Europea del Volontariato. Quali saranno gli obiettivi?

«In questi ultime settimane sto partecipando a uno dei sette tavoli tematici (Innovazione e Tecnologie) che si sono creati per programmare gli eventi e le attività in occasione di questo importante evento per Padova. E in questo contesto ho presentato un progetto legato a Wikipedia che in piccolissima scala è già stato testato alla Guizza. Solo in questo quartiere abitano persone provenienti da 74 nazionalità e 142 a livello padovano, praticamente abbiamo tutte le nazionalità del mondo. Riuscire a trasmettere, a tradurre le voci essenziali del nostro territorio in quattro, cinque, venti lingue in Wikipedia, ha un’importanza anche a livello di marketing territoriale. Il progetto è stato apprezzato per la valenza multidisciplinare e multi-tematica; questo permette di far crescere un territorio e può raggiunge un pubblico molto vasto. Banalmente, la cattedra di Giotto dove insegnava, la casa di Galilei o il Palazzo della Ragione, sono presenti solo a Padova e far conoscere questo patrimonio è strategico. È importante quindi che la partecipazione digitale dei cittadini venga implementata per valorizzare il territorio». 

Grazie al Presidente della Consulta 4B di Padova Dario Da Re.

Sante Biello

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