FORESTAZIONE URBANA. IL NUOVO PROGETTO DI LEGAMBIENTE BATTIPAGLIA BELLIZZI.

In un periodo storico così difficile, nel quale vediamo sviliti i diritti fondamentali come quello di respirare aria pulita, nel quale siamo costretti ad assistere a rimbalzi di responsabilità quando ci sono errori palesi di gestione dei problemi e allo stesso tempo arrogarsi i  meriti di quando le cose sembrano in via di  risoluzione, nel quale la politica propone spettacoli indecorosi acchiappalike e peggio ancora acchiappavoti, nel quale sembra esserci cacciati in un tunnel buio, in fondo in fondo riusciamo ad intravedere una luce. Quella luce è merito di chi ogni giorno lavora per creare dal nulla un’iniziativa dai risvolti molto più positivi rispetto a ciò che può sembrare con una lettura superficiale.

Sabato 01 Febbraio a Battipaglia Legambiente Battipaglia Bellizzi, Banca Campania Centro, Kairos, in collaborazione con l’architetto paesaggista Angiola Cillari e l’architetto Eleonora Mastrangelo membro dell’associazione Le Marianne hanno dato vita a via Moncharmont ad una rigenerazione urbana di cui tutto il quartiere ne sentirà i benefici. 50 alberi piantati, con l’aiuto degli scout, di piccoli e improvvisati giardinieri accorsi con l’entusiasmo che solo un bambino può avere, sporcandosi le mani di terra, la nostra terra. Questo è il segno che qualcosa sta cambiando, che la strada è lunga ma abbiamo cominciato a marciare nella direzione giusta, passo dopo passo, tanti pezzetti piccoli che prima o poi formeranno un puzzle perfetto.  Ci vorranno anni per vedere il frutto di questa fatica e sono contenta che quando i miei figli cresceranno e passeranno per quella strada potranno ricordarsi di quando erano esili e spogli quegli alberi, e di pensare che c’è anche un po’ di loro. Ce ne vorrebbero di azioni simili, c’è ne vorrebbero tante, non sarebbero mai abbastanza. Vedere gli abitanti di via Moncharmont guardare incuriositi dalle loro finestre l’impegno dei volontari e dopo poco ritrovarseli accanto con tanto di pala e taniche d’acqua a rimboccarsi le maniche e dare una mano, senza che nessuno glielo avesse chiesto è il segno che il seme della cittadinanza attiva è stato piantato e che sta già dando i primi germogli.

Ne parliamo con l’architetto paesaggistico Angiola Cillari:

Piantare un albero è come veder nascere un bambino, ovviamente il lavoro non finisce ma comincia, è d’accordo con me?

«Certo, infatti ci piace credere che quest’iniziativa sia l’inizio di un più ampio progetto integrato, concreto e realmente sostenibile di Forestazione urbana. Un progetto non limitato a “piantare alberi”, ma rivolto a disegnare interventi complessi che con l’impiego di essenze autoctone e diversificate possano favorire la formazione di aree più o meno boschive stabili ed in equilibrio dove possano coesistere l’aspetto ambientale e quello sociale per ottenere un unico risultato: migliorare il benessere della comunità. »

Con i progetti di forestazione urbana quali obbiettivi si possono raggiungere?

«Con il progetto di Forestazione urbana si intende chiedere ai cittadini e alle istituzioni di avere un obiettivo comune: una città più verde e alberata.

In ambito urbano le funzioni svolte dal verde, in genere, e dagli alberi in particolare, sono innumerevoli: dalla riduzione dell’effetto dell’“isola di calore” con la conseguente riduzione della temperatura, alla riduzione degli agenti inquinanti, alla ben nota capacità di assorbimento della CO2 presente in atmosfera. Ma la “forestazione urbana” assume un’importanza ambientale  se si valuta il complesso dei benefici o delle minimizzazioni degli effetti negativi che può apportare all’ambiente urbano.

Accanto all’assorbimento di CO2 deve infatti essere considerata l’emissione di ossigeno. Pertanto, anche se la capacità di riduzione dell’anidride carbonica presente nell’aria non potrà mai raggiungere l’equilibrio di bilancio con quella immessa, deve essere considerato che, per ogni kg di CO2 assorbito, vengono restituiti 0,68 kg. di ossigeno.

Aspetto non secondario in ambiente urbano è inoltre il trattenimento degli inquinanti volatili e delle polveri presenti nell’aria; soprattutto se l’apparato foliare è costituito da foglie grandi e lanuginose,  con un prezioso contributo alla qualità dell’aria. Oltre ai su citati vantaggi in termini ambientali, la Forestazione urbana, tutela la biodiversità e rende accessibili nuove aree – oggi degradate – che  possono diventare luoghi di  svago e aggregazione per la comunità che in questo modo finalmente se ne riappropria.»

Riappropriarsi di un luogo vuol di anche prendersene cura.

«Si, infatti e credo che il coinvolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati interessati” in quelli che sono i processi rigenerativi non deve essere la finalità, bensì il mezzo per raggiungere l’obbiettivo.

Quindi per affrontare correttamente un intervento di rigenerazione urbana è importante consultarsi non solo con gli enti locali ma anche con gli utenti delle aree soggette a rigenerazione e agli operatori. Come? Supportando e promuovendo una rigenerazione dal basso dell’area e la sua trasformazione  in un parco di quartiere dove incontrarsi e socializzare; un’area verde accessibile e dinamica dove organizzare eventi temporanei o attività di quartiere; INSOMMA  NON PIÙ UN  VUOTO URBANO.

Rigenerazione che si può sviluppare mediante un percorso partecipativo, proposte progettuali ed eventi pubblici coinvolgendo associazioni e gruppi di cittadini del quartiere (rete civica) anche   per assicurare, in primis, la manutenzione dell’intervento di piantumazione, e poi la cura e il controllo dell’area. Area che presenta diverse criticità lamentate dai residenti della zona: abbandono di rifiuti e di deiezioni canine. Il percorso partecipativo è importante perché può generare anche la condivisione di buone pratiche ambientali e permette di responsabilizzare la comunità locale sul valore delle risorse naturali.»

Francesca Galluccio

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