Il manicomio di Pecorari

L’8 ottobre del 1902 aprì a Pecorari – frazione di Nocera Superiore – una delle tante sedi distaccate del manicomio della vicina città di Nocera Inferiore. Ma facciamo qualche passo indietro.

Nel 1882 fu inaugurato a Nocera Inferiore il “Vittorio Emanuele II”, che si annoverava tra i più importanti centri di degenza di tutto il territorio campano. A causa dei numerosi casi problematici e del numero crescente dei malati di mente, si ritenne necessario nel corso degli anni aprire nuovi sedi distaccate dell’istituto nocerino. Furono varate diverse succursali in tutto il territorio limitrofo e nel resto della provincia. Tra queste anche la sede in Via Pecorari di Nocera Superiore, la quale fu situata in una vecchia abitazione in grado di ospitare non più di 90 alienati; il complesso in questione era Palazzo Consalvo, ancora esistente e che si trova ad angolo tra Via Casicola e Via Pecorari.

La storia del manicomio di Pecorari, poco conosciuta, certamente non può essere paragonata alla storia del più vicino plesso di Materdomini né per importanza e né per grandezza, anche perché l’ospedale psichiatrico di Pecorari restò aperto non più di un ventennio a causa dei profondi problemi strutturali. Nel 1912 il Consorzio delle Province, dopo aver constatato le criticità in numerose succursali, nominò una commissione per ispezionare le condizioni in cui si versavano le case di cura, e tra queste rientrava anche la struttura di Pecorari. La commissione definì l’istituto come un plesso mal adattato a succursale e che quindi doveva essere abolito non avendo in alcun modo le condizioni minime per il rispetto delle condizioni manicomiali. La chiusura della struttura però non avvenne, e per questo motivo nel 1914, una nuova commissione, con l’avallo del Governo, decise di ispezionare nuovamente le sedi dei manicomi. Sulla sede di Pecorari i dubbi della commissione non cambiarono: anche se era tenuta in condizioni igieniche perfette e non ospitava alienati in condizioni critiche, risultò essere non idoneo a costituire manicomio e fu costretta irrimediabilmente a perdere la sua natura di casa di cura.

Non è stato reso noto il modus operandi della struttura e ciò che accadeva all’interno della succursale nocerina, ma ricordiamo con certezza gli avvenimenti riguardanti l’epidemia di colera del 1911. In quell’anno, a causa delle critiche condizioni igieniche del territorio, scoppiò una forte pandemia che partendo da Nocera Inferiore si diffuse anche nella vicina Nocera Superiore. In un primo momento si parlò di casi isolati nelle località di Pareti e Portaromana, proprio per la loro vicinanza con il focolaio del colera. In realtà, ci furono numerosi casi anche nei manicomi di Materdomini e Pecorari. Nell’ultima struttura su venti casi sospetti ci furono otto vittime.

Sarebbe interessante comprendere e sapere di più di questa struttura e conoscerne la sua storia interna e di riflesso, analizzarne gli effetti economici e sociali all’interno di uno dei quartieri più popolosi di Nocera Superiore. Ma sempre in quest’ottica sarebbe ancor più interessante riscoprire la storia di Nocera Superiore paese, che senza considerare la storia antica, sembra aver smarrito i propri ricordi e condannata a vivere il presente senza appellarsi alla propria memoria più recente.

Galante Teo Oliva

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