Dentro o fuori la Chiesa Cattolica? Cos’è lo sbattezzo

L’UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, è un’associazione di promozione sociale e culturale nata nel 1986 a Padova grazie a Rodolfo Costa, Martino Rizzotti e Lorena Ziron. Nel 1996 viene fondata anche la rivista ufficiale “L’Ateo” mentre nel 2012, al Salone del libro di Torino, viene presentato il progetto editoriale “Nessun Dogma”. È l’unica associazione a livello nazionale che rappresenta le ragioni dei cittadini atei e agnostici. I valori ai quali si ispira l’UAAR sono: la razionalità, il laicismo, il rispetto dei diritti umani, la libertà di coscienza, il principio di pari opportunità nelle istituzioni per tutti i cittadini, senza distinzioni basate sull’identità di genere, sull’orientamento sessuale, sulle concezioni filosofiche o religiose. L’associazione persegue tre scopi principali:

1) tutelare i diritti civili dei milioni di cittadini (in aumento) che non aderiscono ad alcuna confessione: la loro è senza dubbio la visione del mondo più diffusa dopo quella cattolica, ma godono di pochissima visibilità e subiscono concrete discriminazioni;

2) difendere e affermare la laicità dello Stato: un principio costituzionale messo seriamente a rischio dagli estremismi e dall’ingerenza ecclesiastica, che non trova adeguata opposizione da parte del mondo politico;

3) promuovere la valorizzazione sociale e culturale delle concezioni del mondo non religiose: non solo gli atei e gli agnostici per i mezzi di informazione non esistono, ma ormai è necessario far fronte al dilagare della presenza cattolica sulla stampa e sui canali radiotelevisivi, in particolare quelli pubblici.

Numerose sono state finora le iniziative di carattere giuridico, sociale e culturale dell’associazione come la laicità della scuola, la pubblicazione dei costi della Chiesa cattolica, la raccolta dati sui fondi pubblici che i Comuni versano alle confessioni religiose, il Darwin Day, la promozione e l’importanza del progresso scientifico e tante altre. In questa sede vogliamo occuparci dello sbattezzo, un’iniziativa che da diversi anni l’UAAR porta avanti e che, in questi ultimi mesi, migliaia di italiani hanno scelto per “separarsi” ufficialmente dalla Chiesa cattolica. Per questo abbiamo voluto chiedere direttamente alla dottoressa Orioli per conoscere questo fenomeno.

Quanti sono gli italiani che in questi ultimi tempi si sono sbattezzati?

«Il cosiddetto sbattezzo è un procedimento individuale e protetto dalla normativa sulla privacy, quindi di fatto è impossibile avere un dato preciso. Di sicuro c’è stato un vero boom nelle richieste del modulo per farlo, tanto dal nostro sito quanto dai vari sportelli sparsi in tutta Italia. Negli ultimi 10 anni si parla di quasi 340 mila moduli scaricati».

Qual è la procedura da seguire?

«Molto semplice. Si compila un modulo che si invia, unito a fotocopia di documento di identità, alla parrocchia di battesimo o di cresima con raccomandata a/r. Per qualunque dubbio si può contattare gratuitamente lo sportello soslaicita@uaar.it».

Le fasce di età delle persone che maggiormente richiedono di sbattezzarsi?

«Sicuramente la tendenza è quella di un coinvolgimento sempre maggiore di giovani under 30, ma è un’esigenza che si può avvertire, e una possibilità della quale si può venire a conoscenza, a qualsiasi età».

C’è una differenza di dati tra il Nord e il Sud del Paese?

«Sì, il fenomeno suscita senza dubbio più interesse al Nord, ma spesso è dovuto anche al maggior timore presente al Sud di probabili ripercussioni all’interno di piccole realtà. Il parroco è invece tenuto al più totale rispetto della privacy dello sbattezzando».

Tantissime persone si dichiarano atee o agnostiche ma non si sbattezzano. È una contraddizione ideologica o si può vivere laicamente pur restando battezzati?

«Nessuno vuole imporre niente a nessuno, meno che mai di sbattezzarsi. È una decisione individuale e tale deve rimanere. Certo è che se vivere laicamente nel nostro paese è difficile, è anche per la pretesa della Chiesa Cattolica di rappresentare l’intera comunità, quando almeno un italiano su sei è non credente. Sbattezzarsi può essere uno dei modi per sottolineare questa esigenza di laicità».

L’incremento delle persone che richiedono di sbattezzarsi è riconducibile agli scandali che ha visto coinvolta la Chiesa in questi ultimi anni o perché la società sta cambiando e diventa sempre più secolarizzata?

«Sono coinvolti entrambi i fenomeni. Sicuramente le richieste del modulo registrano vistosi picchi in corrispondenza a determinati eventi (dal caso Englaro agli scandali per pedofilia), ma in generale è innegabile come sempre più persone si discostino dalla rigidità dei precetti religiosi e dalla loro supposta influenza sulla vita quotidiana, nonostante l’opera di maquillage, di apparenza e non di sostanza, in tal senso effettuata da Bergoglio».

Alcuni parroci hanno dichiarato che “è solo fenomeno passeggero, un moto di protesta che ricorda il Sessantotto”. Qual è la sua opinione?

«A dir la verità, il primo caso di “apostasia formale” (lo sbattezzo secondo il diritto canonico) risale a dieci anni prima, al 1958, richiesto da Aldo Capitini (il fondatore della marcia Assisi-Perugia). La procedura così come la conosciamo oggi è in vigore da quasi 20 anni, è entrata in qualsivoglia dizionario, ha registrato quasi 50.000 richieste del modulo nel solo 2015 in un trend di costante crescita. Non è un controrito, nemmeno una goliardata. Ma la legittima e riconosciuta per legge pretesa di non far parte di un’organizzazione alle cui regole si sarebbe costretti d’essere sottomessi. Ecco perché non è nemmeno un fenomeno passeggero, almeno fino a quando si continuerà a impartire il pedobattesimo».

Si potrà mai dire che l’Italia è una nazione pienamente laica?

«Di sicuro non dipende dalla Chiesa Cattolica, ma dalla nostra classe politica. E a giudicare anche solo l’iter delle unioni civili, siamo ancora lontani».

Sante Biello

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