Una satira da… terremoto!

La satira è sempre stata soggetta a violenti attacchi da parte dei potenti, perché sbugiarda le menzogne del potere, corrode i pregiudizi rassicuranti, perché è la libertà di espressione, affina lo spirito critico, scandalizza per far riflettere. La satira si è sempre occupata principalmente di quattro temi: politica, sesso, religione e morte. In linea di massima, quando uno di questi temi ci tocca da vicino, ci irrita e ci offende; se siamo spettatori ci diverte. Fino a poco tempo fa eravamo tutti “Je suis Charlie”, oggi invece diciamo: “Je ne suis pas Charlie”.

Personalmente, in un primo momento la vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto che ha colpito il Centro Italia mi ha indignato, come credo la maggior parte degli italiani. Ma, da un’analisi più attenta, credo che i vignettisti del famoso giornale francese non avessero nessuna intenzione di essere irrispettosi versi i morti causati dal terremoto, semmai hanno voluto denunciare proprio la responsabilità, l’incapacità della classe dirigente italiana di non aver provveduto anni fa alla messa in sicurezza degli edifici nelle zone a rischio.

Questa analisi è stata rafforzata da una seconda vignetta che recita: “Italiani… non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, è la mafia” e per mafia si intende non solo le organizzazioni malavitose ma anche le tante vicende giudiziarie che hanno visto coinvolti politici e imprese nelle ricostruzioni post sisma, ai tanti fondi ottenuti e mal gestiti, ai tanti terremotati che a distanza di anni continuano a vivere nei container, ai tanti edifici che al posto del cemento è stata messa la sabbia e tanti altri scandali che non basterebbe certo un articolo. Negli ultimi 50 anni, secondo i dati dell’INVG, in Italia ci sono stati oltre 45 terremoti che hanno avuto una magnitudo Richter pari o superiore a 5.0; per la Protezione Civile, i danni causati sono stati valutati in circa 80 miliardi di euro, a cui si aggiungono quelli al patrimonio storico e artistico. Purtroppo, il terremoto non è solo la conta dei morti e dei danni, ma è anche il dramma di migliaia di persone che sono riuscite a salvarsi ma hanno perso tutto in pochi minuti e devono ripartire da zero. Per meglio comprendere quanto il nostro Paese sia ad alto rischio sismico, di seguito l’elenco dei terremoti più devastanti avvenuti negli ultimi 50 anni (per l’elenco completo degli ultimi 10 anni è possibile consultare il sito dell’INGV, per i maggiori del secolo scorso una lista esaustiva su Wikipedia):

1968 – Belice: una scossa del 9 grado della scala Mercalli che interessò un’area della Sicilia Occidentale. Le vittime furono 360, con circa 57mila senzatetto su una popolazione totale di 96mila abitanti;

1976 – Friuli: una scossa del 6,4 della scala Richter causò la morte di 939 persone, i senzatetto furono circa 80mila;

1980 – Irpinia: il terremoto più grave degli ultimi cinquant’anni, causò 2.914 morti, oltre 9.000 feriti e più di 400mila sfollati;

1990 nella parte sudorientale della Sicilia il terremoto causò la morte di 13 persone.

1997 – Umbria e Marche: il sisma causò 11 morti, oltre 100 feriti e circa 40mila senzatetto. L’intensità del sisma fu del 6 grado della scala Richter (9 grado scala Mercalli);

2002 – Molise: una scossa di 5,4 della scala Richter. Sulle 30 vittime totali, 27 furono bambini, morti in seguito al crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia. L’evento scatenò fortissime polemiche nell’opinione pubblica perché l’edificio era stato sottoposto da poco a dei lavori di adeguamento;

2009 – Abruzzo: un terremoto di magnitudo 5.9 colpì l’Aquila causando la morte di 308 persone. La città dell’Aquila è stata completamente distrutta;

2012 – Emilia Romagna: le ripetute scosse, poco meno del 6 grado della scala Richter, hanno causato la morte di 27 persone e messo in ginocchio l’economia delle zone colpite; 2016 – Centro Italia: il 24 agosto di quest’anno che ha causato circa 290 morti e migliaia

di sfollati, ma i dati sono purtroppo ancora provvisori.
Molti politici, la quasi totalità dei media e – purtroppo – una parte considerevole di

quella che chiamiamo (ancora…) società civile hanno colto l’occasione per puntare il dito contro Charlie Hebdo e trovare – ahinoi – facile consenso in un vasto pubblico. Ma la domanda che dovremmo porci è: “Se la classe dirigente italiana negli ultimi 50 anni avesse sorvegliato, indagato, attuato un piano serio sulla messa in sicurezza degli edifici, Charlie Hebdo avrebbe mai pubblicato quella vignetta?”. Come sempre, date le giuste domande, le inevitabili risposte ci suggeriscono di cambiare strada. Finché siamo in tempo.

Sante Biello

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