Torre Annunziata: un crollo annunciato?

Questa volta l’Italia non ha tremato, ma un edificio è crollato “apparentemente” da solo. Altissimo il prezzo: 8 vittime. Encomiabile, come sempre, l’intervento dei soccorritori (VV.FF., Carabinieri, Polizia, GdF, Guardia Costiera, Protezione Civile…) che hanno “scavato” anche a mani nude nella speranza di estrarre persone ancora in vita dalle macerie.

Non farò cronaca nelle righe seguenti, non ne ho le competenze e, soprattutto, non ne vedo la necessità perché di “cronaca” se ne fa davvero tanta.

Vorrei condividere un ragionamento e delle mie valutazioni sul patrimonio edilizio italiano, poiché gli eventi di Torre Annunziata sono un monito, l’ennesimo purtroppo, per tutto il Paese.

Il fabbricato crollato è un edificio realizzato tra gli anni ’50 e ’60, costituito da elementi portanti verticali in muratura, precisamente in tufo, ed elementi orizzontali, solai, in cemento armato. Un edificio che, nel tempo, è stato, forse, anche oggetto di una sopraelevazione, questo spiegherebbe le altezze differenti dell’ultimo livello come si vede da un’immagine tratta da Google earth.

Un edificio che, a prima vista, presenta campate larghe a cui non sembrano corrispondere mura particolarmente “spesse”. Certo questo non significa che la struttura fosse “deficitaria” già in origine, del resto per anni, anzi decenni, ha fatto il suo “dovere”: pensiamo al sisma dell’80; alle continue vibrazioni indotte dalla limitrofa circolazione ferroviaria; alle ristrutturazioni interne avvenute per necessità abitative intercorse.

Ma bisogna aver chiaro un punto: il tempo vale per ogni cosa. È il “ciclo” continuo di carichi unito con l’ovvio deterioramento delle parti strutturali: penso alla malta legante la muratura di tufo in primis; ne ha affievolito la risposta e la resistenza strutturale nel tempo.

E gli acciacchi, col tempo, possono manifestarsi come “definitivi” in alcuni casi. Alla fine, ma sarà la Magistratura ad appurarlo, potrebbe essere andata proprio così! La voglia di una trasformazione edilizia e di una diversa distribuzione interna potrebbe aver dato il “colpo di grazia” a una struttura che, probabilmente, era già al limite della sua resistenza. Ristrutturazioni che, ognuno di noi, credono innocue e ordinarie: l’apertura di un nuovo vano in una muratura; la sovrapposizione di un pavimento più pesante o addirittura sul pavimento esistente; nuovi impianti sempre più tecnologici e sempre più invasivi… etc.

Non sembra ci siano stati cedimenti di fondazione, l’edificio è crollato su se stesso e non lateralmente. I carichi verticali sono i maggiori indiziati: un aumento di questi ultimi unito a un indebolimento complessivo della resistenza globale potrebbe essere stato il fattore scatenante.

Invito chi legge queste righe a notare che la parte crollata è quella in corrispondenza della sopraelevazione, la più pesante! Osservazione banale, penserebbe qualcuno, ma, in realtà, non lo è manifestandosi oggi come drammatica. Il patrimonio edilizio italiano ci manda il suo ennesimo avvertimento che, come credo, rimarrà “nuovamente” inascoltato. Come potremmo evitare questo continuo “non fregarsene” ed “imparare” qualcosa dall’esperienza, anche nella sua drammaticità? Credo occorra un reale censimento delle strutture un po’ “datate”; commissariare gli Uffici Tecnici inadempienti per le verifiche di vulnerabilità sismica degli edifici pubblici; discernere il patrimonio artistico da quello edilizio per “ragionare” sui vincoli imposti da organi superiori (Torre Annunziata è talmente vincolata che è un’impresa anche cambiare una finestra); che il Governo centrale faccia uno sforzo concreto per il “sisma bonus” chiarendo bene e legiferando, se necessario, l’accesso e la possibilità del credito bancario, perché 96.000 euro per un appartamento sono sufficienti per metterlo in sicurezza; ma, soprattutto, che gli interventi strutturali siano progettati ed eseguiti da chi lo sa realmente fare: ingegneri strutturisti e non avventurieri o similari.

Francesco Saverio Minardi

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