Reddito di cittadinanza e Quota 100, Cafaro: “La soluzione? Reinventarsi e dare dignità al lavoro”

In un contesto politico frammentario, caotico e autenticamente confusionario, in cui il ruolo stesso dell’informazione primaria viene messo in autentico dubbio, non solo l’informazione culturale rischia di passare in secondo piano, ma anche informazioni basilari di consumazione e tutela per lavoratori, risparmiatori e semplici cittadini viene messa in discussione con diffusioni di falsi dati e rischiando di compromettere la veridicità stessa di una fonte stessa.

Il Governo attuale ha recentemente approvato la manovra del reddito di cittadinanza (un sussidio per chiunque sia in difficoltà economica) e Quota 100, un decreto che permettere l’andare in pensione al raggiungimento dei sessantadue anni di età anagrafica ed il versamento di almeno trentotto anni di contributi.

Per analizzare e discutere in maniera maggiormente dettagliata di entrambi gli emendamenti, l’Associazione Polis Sa e Confunisco hanno organizzato un incontro-dibattito tenutosi lunedì 4 marzo presso il Bar “Bylon” in Nocera Superiore. Dopo i saluti del Presidente di Polis Mimmo Oliva, ad alternarsi nei vari interventi sono stati il Presidente Provinciale di Confunisco Salvatore Franza, il Presidente dell’Istituto italiano Anticorruzione Federico Bergaminelli ed il Presidente nazionale Confunisco Giovanni Cafaro. L’incontro è stato moderato da Galate Oliva, Addetto Stampa Confunisco.

Essendo Confunisco una Confederazione ed unione di Sindacati autonomi, la relazione di Giovanni Cafaro è stata particolarmente attesa; Il Presidente ha salutato con ottimismo l’introduzione del reddito di cittadinanza purchè non sia un momento di arrivo, ma di partenza.

-Dottore Cafaro, in questo attuale contesto di smarrimento per le politiche del lavoro ed in questo attuale quadro politico, quanto sono influenti le scelte di un sindacato, ed in particolare quelle di Confunisco che, in particolare, racchiude sotto la sua sigla, i sindacati autonomi di Italia?

«Noi nasciamo come Sindacato ed il compito storico del Sindacato è quello di creare lavoro. In questo attuale contesto storico siamo orfani di lavoro, mancano i riferimenti stessi del lavoro. In questo contesto frammentario e di smarrimento, uno smarrimento che coinvolge necessariamente le giovani generazioni ma non solo, è fondamentale ricreare e reinventare il lavoro, capire cosa serve e cosa piace, conoscere una propria tradizione per poi rivenderla trasfigurata. Ciò è fondamentale se non si vuole rimanere indietro ed essere sorpassati da chiunque. Oggi i giovani devono comprendere che il posto fisso non solo non esiste più ma non esiste più non solo in Italia. C’è chi in America nella vita cambia dieci occupazioni differenti. Bisogna saper cogliere le sfide ed affrontarle, rilanciare il made in Italy in modo da affrontare le grandi multinazionali, guardare all’impresa per creare opportunità di lavoro. Il Sindacato deve aspirare proprio a questo ruolo: fare da tramite tra esigenza del mercato e lavoratore.»

-Ciò che negli scorsi giorni sta arricchendo i dibattiti dell’opinione pubblica è il cosiddetto “reddito di cittadinanza”, un servizio statale divenuto quasi “famigerato” per quanto sia controverso ai benpensanti. Il Sindacato come si è posto in questo periodo, pre e post elezioni, a questo che, senza alcun dubbio, risulta essere un sussidio concreto? Il mio, naturalmente, non è un discorso politico…

«Il Reddito di cittadinanza sicuramente è un decreto innovativo, una scommessa.Il Reddito non può e non deve presentarsi esclusivamente come una “mossa” politica. Al contrario, deve essere uno sprono, uno spiraglio per creare lavoro e per far conoscere ai più giovani il mondo del lavoro. Altrimenti sarà l’ennesima perdita di tempo e un modo per far girare elevate somme di denaro che non portano a nulla. Una situazione simile , facendo le dovute differenziazioni, si ebbe nel dopoguerra, nell’Italia del boom, degli ammortizzatori sociali ma erano altri tempi, una condizione davvero disastrosa che, appunto, ha fatto da sprono per ricreare economia. Se in Italia, nell’attuale contesto storico e politico, questo sussidio non verrà impiegato e i beneficiari di esso non ne usufruiranno in tal maniera avrà perso il Governo ed avrà perso l’Italia. Noi, come Confunisco, abbiamo un motto: “Santificare il lavoro”. Il lavoro è la serenità d’animo, la serenità in famiglia, fonte di vita. Per questo non bisogna sottovalutare nulla in proposito.»

Come si potrebbe oggi, far si che venisse stilata una potenziale classifica dei servizi più urgenti per il cittadino? Chi ne dovrebbe far parte di diritto e chi invece, dovrebbe far parte di un’ipotetica commissione che garantirebbe questa ripartizione?

«Una società seria risponde agli stimoli, anche nell’occupazione del suo personale. Una società emarginata non ha stimoli e specialmente nel mezzogiorno, noi tutti conosciamo bene a cosa porta una mancanza di occupazione e di prospettive. Ridare dignità alla persona significa anche ridare dignità alle potenzialità di quella persona. Investire in cultura sarebbe la soluzione ideale, ma occorrono i presupposti giusti.»

-C’è stato, durante i lavori del convegno, un passaggio una riflessione su cui si è particolarmente soffermato? «La discussione su “Quota 100” è stata molto interessante. Anche in questo caso, se questo decreto non venisse portato avanti con la dovuta attenzione, si verrebbero a trovarsi Enti sena dipendenti e chi vorrebbe assumere non avrebbe i presupposti dovuti per l’assunzione. Anche “Quota 100”, come il Reddito di cittadinanza deve essere una scommessa vincente.»

Stefano Pignataro           

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