VIRGINIA DE WINTER: LA REGINA VISIONARIA DEL ROMANZO STORICO. TRA ARTE E PAROLE SUBLIMI.

Ci troviamo con Virginia de Winter, in una sala tè, per questa domenica d’autore. Autrice della fortunata serie di romanzi “Black Friars” per Fazi Editore, successivamente “Il cammeo di ossidiana” per HarperCollins e “La spia del mare” per Mondadori. Come scrittrice, ha esordito scrivendo su EFP, una fiction fan page, dove è stata notata. Virginia de Winter è uno pseudonimo.

Nata nel 1982, è una delle scrittrici la cui penna descrive abilmente e nel dettaglio, scenari storici ad effetto. Amata dal pubblico young adult, per la sua capacità di raccontare atmosfere e personaggi, come fossero quadri.

Virginia de Winter, come ti appare il salotto in cui ci troviamo ed in quale epoca siamo?

«Ci troviamo in piena Belle Epoque, a Vienna, tra la musica di Strauss e le pasticcerie alla moda. Ci godiamo gli ultimi scampoli di serena grandezza dell’Impero Austro Ungarico. Il salotto è decorato all’ultima moda, un artista emergente dell’Art Noveau è venuto apposta da Parigi per realizzarlo, pensa

Incantevole davvero! Mi indicheresti due oggetti, in questo salotto introspettivo, in possesso di un significato particolare, per te? Attenzione però, uno è legato a qualcosa di spaventoso, un altro a qualcosa di ricorrente e di ispirazione emotiva, per la tua scrittura. Soprattutto, in quali posti esatti del salotto si trovano?

«C’è un oggetto sulla consolle, lì vicino a quella deliziosa vetrata decorata a fiori verdi. Si chiama telefono. Quando qualcuno vuole mettersi in comunicazione con te produce un suono inquietante che riesce sempre a scuotermi i nervi. Su quella parete vicino alla poltrona da lettura invece c’è un quadro che amo molto. E’ di un pittore chiamato Giuseppe de Nittis e l’opera si intitola Il salotto della Principessa Matilde. Mi comunica una grande serenità quella dama di spalle che sembra essersi fermata per riposarsi un momento, sul più bello della serata, dopo aver ballato. Guarda il modo rilassato in cui è seduta, il modo disinvolto con cui getta un braccio al di sopra della spalliera della sedia: è a suo agio, in una casa che ha visitato spesso e in un ambiente in cui si sente sicura di sé, tra bellezza e amici. Sta osservando il resto degli invitati dalla sua posizione comoda e un po’ defilata e, anche se non la vediamo in viso, secondo me ha un gran sorriso sereno sul volto

Visto che hai indicato un quadro, Virginia, esiste un’opera d’arte che ti smuove interiormente, in maniera inspiegabile, e che racconteresti dandole voci, suoni e profondità?

«Così di getto direi il Ratto di Proserpina, ma se devo pensare davvero a un’opera d’arte che mi riempie di parole da dire è una magnifica vetrata di Matteo Massagrande. La prospettiva è quella di chi si trova in prossimità di una balconata investita dal sole, oltre la quale si estende il blu radioso del mare. Tutto comunica luce e ampiezza e aria, anche le ombre sembrano fare risaltare i contorni luminosi dei raggi solari. Le stanze di Massagrande hanno quei vecchi pavimenti e il legno degli infissi che sembra davvero rovinato dal sale. Le sue sono stanze talmente belle e piene di attesa da volerle riempire di storie. Mi comunicano l’idea della casa che riapri all’inizio delle vacanze o che richiudi in settembre, con un po’ di nostalgia e un bagaglio di sole addosso.»

L’arte ed il tempo che modifica, come fa il sale con il legno… In ultimo, prima di uscire da questo salotto, se potessi creare un personaggio all’istante, ispirandoti ad una persona che conosci, che reputi insopportabile, ehm… senza fare nomi… conoscendola, mi diresti in un’epoca passata, in quale situazione si sarebbe facilmente trovata in ridicolo?

«Potrei sì, ma in quanto personaggio resterebbe sempre con me e perché farlo se questa persona la reputo insopportabile? Non metto praticamente mai nei miei libri persone che non mi piacciono o a cui comunque non potrei guardare almeno con una certa neutralità.»

Condivido. A proposito, sulla soglia del salotto… dimmi, cosa progetti ancora?

«Di finire il libro che sto scrivendo… spero! Allora, aspettiamo la tua prossima creatura, Virginia, e grazie per averci fatto vivere questa domenica in piena Belle Epoque, con Strauss e le atmosfere viennesi.»

Barbara Laudato

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