LA SCUOLA DEVE FARE LA SUA PARTE

La scuola annaspa quanto la sanità, da anni. Stiamo vivendo giorni confusi e tristi.

Il  mondo è a capo chino, ma stanno arrivando le donazioni e le libere elargizioni per il nostro sistema sociale malato.

Orizzonte scuola pubblica, di domenica pomeriggio, uno di quegli articoli che d’ impatto ti fanno arrabbiare: Emergenza Coronavirus, mille euro ad animatore digitale, come spendere i soldi.  (Il contributo potrà essere speso e rendicontato entro il 30 giugno 2021).

Caro Ministero dell’Istruzione è arrivato il momento di tirare le fila del discorso: spendiamoli subito! Anzi destiniamoli all’ acquisto di materiale sanitario, sarà poca cosa rispetto ai denari donati da cantanti famosi e club calcistici, ma fanno comodo, eccome se fanno comodo!

Gli Italiani non hanno bisogno dell’animazione digitale, gli insegnanti ci sono arrivati pressoché da soli alla didattica a distanza. Abbiamo bisogno di una rianimazione ospedaliera che funzioni e abbia respiratori a sufficienza. Non è il momento delle belle ‘favole’ che ci raccontiamo sul Piano Nazionale Scuola Digitale; abbiamo avuto ventiquattro ore per trasformare le nostre scrivanie casalinghe in postazioni digitali. Va bene così, questo ed altro per i nostri alunni e per il Paese. Non possiamo consentire di spendere soldi per la digitalizzazione degli ambienti scolastici, non ora. Con 500 euro a scuola (dei mille erogati) possiamo contribuire alle speranze di vita di chi sta morendo in ospedale.

Ma c’è altro…

Ogni anno riceviamo un bonus di 500 euro per l’aggiornamento. Non la faccio lunga sui capitoli spesa possibili, dico che negli anni abbiamo comprato ogni genere di trastullo elettronico, una montagna di libri, abbonamenti a cinema e teatro. Questi soldi devono essere spesi per dare ‘respiro’ alla sanità italiana. Rinunciamo al bonus e chiediamo, attraverso i sindacati scolastici, di inoltrare questa proposta al Ministero dell’Istruzione.

So bene che quello che scrivo suonerà stonato alle orecchie dei nostri funzionari ministeriali, ma, al contrario, credo di interpretare il pensiero di moltissimi colleghi e parecchi Dirigenti scolastici.

Si chiama condivisione e stato sociale (e non è una canzonetta).

Maria Rosaria Anna Onorato

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