LA RETE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: IL BELLO, IL BRUTTO E IL CATTIVO.

In questi giorni il traffico Internet in Italia registra cifre da record, lo stesso Mark Zuckerberg dichiara che i dati di FB sono analoghi, se non superiori, al giorno di capodanno, dove tutti si scambino messaggi e pubblicano post di auguri.

Anche se ai tempi del COVID_19 i contenuti sono decisamente diversi. Sui social, FB in particolare, la fanno da padrona i post di informazione, link di testate giornalistiche, video dalle fonti più disparate, appelli e, naturalmente, bufale e fake a gogo.

E’ sempre più arduo districarsi fra una miriade di notizie, e non mancano le catene, spesso allarmistiche e come tali dannose.

Ma la rete in questo periodo svolge molteplici funzioni: svago, didattica, home working.

Spesso fa da bambinaia.

Il bello e il brutto della rete, il suo renderci dipendenti da smartphone, tablet, pc, ma allo stesso tempo darci la sicurezza nel possederli. Forse mai avremmo pensato che un giorno sarebbe stato così “indispensabile” essere connessi. Obbligati a stare in casa, distanti ma uniti gli uni agli altri da una ragnatela invisibile, ora più che mai indispensabile. All’improvviso ragazzi e docenti, impegati e manager, si sono resi conto che il web non è solo uno “selfie”, la foto di un piatto ben presentato, ma un mezzo di lavoro, e in tanti si sono anche accorti di non saperlo usare in tal senso.  
Ed è proprio da questa situazione di “indispensabilità” che vediamo il brutto del caso Italia. In un paese in cui si è data la precedenza ai bombardieri (L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali..Art11 costituzione Italiana) aznichè alla diffusione della banda larga, forma di comunicazione sempre più indispensabile a una nazione democratica e moderna. In tempi in cui sarebbe stato necessario un investimento, senza se e senza ma, che garantisse a tutti i cittadini, senza distinzioni di classe e di reddito, l’accesso alla rete anche in funzione di uno snellimento dei rapporti con le istituzioni, abbiamo assistito alla mercificazione lasciata in mano agli operatori del settore.
L’Italia si è ritrovata agli ultimi posti, in Europa, nella classifica della copertura e dell’uso della rete. Siamo invece tra i primi per l’analfabetismo funzionale, il più delle volte causato da un uso improprio e maldestro dei social.
E’ impensabile che in un momento di così grave emergenza, dove Internet è attore principale nell’unire gli italiani, ci siano posti appena fuori del centro abitato, se non addirittura nel suo stesso interno, che non siano serviti dalla rete fissa e non abbaino neppure copertura mobile.
Nel “pretendere” un uso telematico dei pagamenti e della fatturazione, lo stato si è dimenticato che, in molti centri storici delle nostre città, i commercianti si sono trovati nell’impossibilità di ottemperare alle norme fiscali per assoluta mancanza di servizi internet.
In questi giorni di emergenza, sarebbe stato auspicabile anche un intervento economico, uno sforzo atto a “coprire” le richieste pecuniarie  degli operatori per un servizio troppo spesso non all’altezza.
Sarebbe forse bastato rendere Illimitati i Giga per tutti i piani tariffari.
Da evidenziare che alcuni operatori sono venuti incontro alle esigenze degli studenti, ma la rete, nei tempi del Coronavirus, è per molti, di qualsiasi età, l’unica compagnia e non dovrebbe essere considerata un “prodotto” ma un “bene pubblico”.
Appena usciti da questa emergenza ci saranno molte cose da ripensare, sicuramente la rete, l’educazione e l’istruzione a essa dovranno essere una di queste.

Antonello Rivano

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