Nunzia Schiano: “Collaborare a nuovi progetti? E’ stimolante e arricchisce dentro”

Sono ben felice di sostenere un Festival nato dai giovani e portato avanti da giovani professionisti del settore che, oltre all’entusiasmo, dimostrano il loro valore”. Così Nunzia Schiano, celebre ed apprezzata attrice porticese, intervenendo come ospite d’onore al Picentia Film Festival, tenutosi tra Napoli e Battipaglia nei giorno 10-13 settembre.

La Schiano, conosciuta al grande pubblico per aver interpretato il ruolo della madre di Mattia Volpe (Allesandro Siani) nella fortunata pellicola “Benvenuti al Sud” diretta da Luca Miniero, è apprezzata interprete teatrale e cinematografica. Avendo fatta Sua la tradizione napoletana ed italiana di certa comicità, ha saputo dimostrare anche una notevole bravura in ruoli anche drammatici.

Nunzia Schiano in “Benvenuti al sud”, con Claudio Bisio e Alessandro Siani

La direzione artistica del Festival, composta da Antonio Palo, Luca Capacchione ed Erica De Lisio, ha
fortemente voluto Nunzia Schiano alla presidenza della Giura tecnica che, in contemporanea con quella
stampa, ha provveduto ad individuare il cortometraggio vincitore del Festival.

Il Suo eclettismo Le ha permesso di lavorare con una notevole quantità di registi. Esattamente vent’anni usciva al cinema “Vacanze di Natale 2000”, per la regia di Carlo Vanzina. Che ricordo ha del regista romano, considerato, assieme a Neri Parenti, il creatore della saga cosiddetta “del Cinepanettone”? Può raccontare una sua tecnica di regia, un aneddoto che le è rimasto impresso?

Il mio primo incontro con Carlo Vanzina è stato con “Anni ‘50”, in un ruolo molto piccolo. Successivamente mi richiamò per Vacanze di Natale 2000 in un ruolo importante. Vanzina aveva una conoscenza del mezzo cinematografico importante, una competenza davvero elevata oltre che essere persona di grande stile ed elegante come poche persone. Per me fu una perdita importante per il cinema e per quel modo di fare cinema. Aveva molto le idee chiare sul set; disponeva molto bene del suo tempo, spiegava bene una scena e la faceva comprendere subito all’interprete ed otteneva subito il suo risultato. Tutto ciò non è segno di superficialità, ma competenza. Egli sapeva cosa voleva dall’attore. Vanzina inoltre, da figlio di Steno, ebbe la possibilità di lavorare con dei grandi del cinema e come Verdone che lavorando prima con Leone e poi con Sordi, appartenne ad una scuola che ti segna non poco e da cui non puoi non avere dei vantaggi.

Se Lei dovesse scegliere un Suo modello teatrale e/ o cinematografico, quale sceglierebbe?

Io ho sempre avuto due riferimenti che sono soprattutto teatrali: Isa Danieli e Barbara Marmolin, a parte per le alte qualità recitative, ma perché rappresentano un tipo di donna importante che hanno fatto anche delle scelte importanti: Isa ha calcato i palchi più importanti con la regia di tradizione ma si è anche spinta oltre rispetto ad altre che viaggiavano più in comodità. E’ Un riferimento perché c’è sempre da imparare. Ognuno di noi, però, ha una sua peculiarità ed una sua cifra stilistica altrimenti non avrebbe senso né fare né riproporre il teatro classico.

Nunzia Schiano in “L’amica geniale” con Margherita Mazzucco (Elena Greco)

Secondo Lei, la Sua esperienza, qual è l’elemento dominante oggi nella commedia napoletana che viene proposta teatralmente e televisivamente?

Se si ha un riferimento di scrittura come Eduardo, Viviani o Petito, diventa difficile scovare cosa nuove. Pensiamo a Ruccello, un vero drammaturgo. Certo, vi sono anche altri scrittori nuovi nel panorama delle nuova drammaturgia. Sta a chi recita avere la capacità di sostenere certi modelli e di rischiare con una nuova scrittura, un rischio che è anche una sfida, anche perché, talvolta, il pubblico va anche provocato.

Personalmente, tutto ciò che è nuova mi affascina. Ultimamente ho avuto occasione di collaborare con dei ragazzi del “Nest” coordinati da Francesco Di Leva, protagonisti de “Il sindaco del Rione Sanità” in un testo di Andrey Longo.  Sono stata molto incuriosita dal testo e dal percorso importante di questi ragazzi molto attenti. Collaborare a certi progetti è sempre stimolante ed arricchisce dentro. Io, poi, non ho mai messo barriere o limitazioni alla mia carriera. In questo caso mi sento poco napoletana non senso che per me non esistono quelle differenze che fanno sì che un attore faccia una cosa anziché un’altra. Tutto questo per me non è mai stata una limitazione. Ho lavorato con Sironi, Garrone, Umberto Marino, D’Alatri, con cui ho appena finito di girare un “Commissario Ricciardi” tratto dai racconti di Maurizio De Giovanni che sarà tramessa in Rai. A me attrice, mezzo del racconto, interessano le storie, le belle storie da raccontare.

Stefano Pignataro

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