Il “Corpo” di Nocera

Cosa sarebbe successo, un paio di secoli fa, a un viaggiatore che si fosse perso nella piana del Sarno? Probabilmente, si sarebbe incamminato per un viottolo polveroso e, imbattendosi nel primo villaggio incontrato, avrebbe chiesto a uno degli indaffarati abitanti: “Mi sono perso, signore mio, sapete dirmi dove mi trovo?”. Mettiamo che quell’uomo gli avesse cortesemente risposto: “Siamo a San Clemente, forestiero”. “San Clemente? Mai sentita una città con questo nome”. “No, forestiero, San Clemente non è una città. È una parte di una città”. “Ah, bene, e sareste così cortese da dirmi quale città?”.

“Certo, forestiero, siamo a Nocera”.

Come si sarebbe identificato, duecento, trecento, quattrocento anni fa, un cittadino nocerino? Certamente, avrebbe specificato il nome del suo casale (Piedimonte, Cicalesi, Corbara, Pagani, Uscioli, Materdomini, Pareti) aggiungendo di essere parte della “illustrissima et nobilissima” città di Nocera, detta De’ Pagani. Sì, perché, praticamente dalla sua fondazione (VI secolo a.C.) al 1806, gran parte di quello che oggi chiamiamo Agro, era semplicemente Nocera (o Nuceria, o Nuvkrinum, nelle epoche classica e preclassica). Quando, nel XVI secolo, per amministrare meglio un territorio molto vasto, furono create le Università, furono istituiti due dipartimenti: quello di Nocera Sottana (che comprendeva Pagani, Barbazzano, Corbara e Sant’Egidio); e quello di Nocera Soprana (che comprendeva i quartieri e i casali delle due Nocera di oggi).

Quella che ci interessa di più è l’Università chiamata “Nocera Corpo”. Era la più grande delle ripartizioni nocerine. L’elenco dei villaggi che lo componevano è talmente lungo, che… avrebbe potuto formare due città: Iroma, Croce, Malloni, Uscioli, Pecorari, Camerelle, Taverne, San Clemente, Santa Maria Maggiore, Pucciano, San Pietro, Pareti, Portaromana, Cerzeti, Vescovado, Grotti, Casolla, Capofioccano, Piazza, Mercato, Borgo, Merichi, Cicalesi, Piedimonte e Pietraccetta. Il “municipio” di Nocera Corpo era ubicato lungo l’attuale corso Vittorio Emanuele di Nocera Inferiore, di fronte alla sede dell’altra grande Università di Nocera Soprana, Nocera San Matteo. Un corpo che era nato protetto dalla placenta formata dalle mura sannite e romane della città classica. Un corpo che, cresciuto, si è disteso fino ad allargare la sua ombra sull’Agro. Un corpo che si è andato a riparare sotto la Collina del Parco, quando tutta l’Italia era diventata un posto troppo pericoloso.

I nocerini del passato, forse, conoscevano (anche solo inconsciamente) la loro storia e, quando realizzarono le Università, vollero che il corpo della Nocera classica e della Nocera medievale, restassero uniti. E così avrebbero voluto, forse per sempre. Invece, il primo gennaio del 1851, la scure del re Ferdinando II si abbatté sulla città, separando quell’unico corpo con un taglio netto, antistorico e insensato, sfregiando la città con una cicatrice che, ancora oggi, ne deturpa il volto.

Francesco Belsito

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