Le 50 primavere di Alan Ford

Questo 2019 segna il 50° compleanno di un personaggio a fumetti creato dalla fertile immaginazione di Luciano Secchi; conosciuto con lo pseudonimo di Max Bunker, il creatore di personaggi che hanno fatto la Storia del Fumetto italiano, quali Kriminal e Satanik, capisaldi del ”fumetto nero” italiano, negli anni ’60 passa un periodo difficile: proprio questi due titoli vengono messi nel mirino censorio dell’epoca, a causa delle storie e situazioni alquanto violente e sessualmente ”spinte” soprattutto per quegli anni molto bigotti. Le due serie quindi subiscono un ridimensionamento dei temi trattati, soprattutto nel modo di rappresentarli, perdendo un po’ del mordente originario, e costringendo gli autori a trovare nuovi spunti. E poiché negli anni ’60 si verifica il successo dei film di genere spionistico, di cui il principale personaggio è James Bond, ecco che Max Bunker, insieme a Roberto Raviola, in arte Magnus, che ne rappresenta le idee, creano un gruppo di agenti segreti: il Gruppo T.N.T. La serie a fumetti che lo contiene, però, si chiama Alan Ford, dal nome del personaggio principale, un biondino esile ed alto, con un maglione nero dolce vita, con le fattezze di un attore dell’epoca: Peter O’Toole.

L’esordio nelle edicole avviene nel Maggio del 1969, e l ‘accoglienza è tiepida, se non fredda; si decide di continuare almeno fino al numero 10, che finalmente fa registrare un aumento di vendita che non si fermerà più per anni, diventando uno dei fumetti italiani più famosi e venduti degli anni ’70 e ’80. Il successo è dato dal fatto che si narrano, sì, le storie di un gruppo di agenti segreti, ma in chiave grottesca e ironica, sfruttando tutti i difetti del carattere dell’italiano medio e della società di quegli anni. I componenti formano un gruppo scalcinato che ha per base un malridotto negozio di fiori ed è comandato da un vecchio (vecchissimo, visto che era già vecchio ai tempi di Omero!) dispotico paralizzato, da tutti chiamato Numero Uno, che si muove su una sedia a rotelle e ha una lunghissima barba bianca, oltre a una memoria di ferro e un piccolo libercolo dove sono appuntati i ”peccatucci” di tutti: dal primo dei politici all’ultimo degli impiegati; il suo vice è Cariatide, un uomo pigro e sovrappeso (che diventa un ironico riferimento alla corporatura di Max Bunker), con poco carisma e tante attenzioni per la sua cavia adottata, di nome Squitty, che è la preda preferita del cane del gruppo, chiamato Cirano; poi c’è Geremia, un vecchietto ipocondriaco e mal messo, che avverte i sintomi di tutte le malattie del mondo, oltre che soffrire di tutti i reumatismi e le artriti possibili; c’è poi Grunf, un reduce tedesco della II guerra mondiale che dovrebbe essere il Q (l’inventore delle armi e dei trucchi tecnologici di 007) del gruppo: purtroppo non avendo soldi bastevoli, le sue invenzioni sono un’accozzaglia di rottami che funzionano miracolosamente per non si sa quale prodigio; poi c’è il conte Oliver, un nobile inglese decaduto, finissimo esecutore dell’arte del furto, che riesce con la sua intelligenza e predisposizione al furto a togliere parecchie castagne dal fuoco nel momento più opportuno; infine Bob Rock, un bassetto “dal naso prominente”, la cui caratteristica peculiare è la predisposizione all’ira e il suo lamentarsi continuo, la cui figura è l’autocaricatura di Magnus; Alan Ford gli fa da contraltare col suo ottimismo e la sua ingenuità. Questa combinazione di personaggi fa sì che si formi una combinazione davvero esplosiva (il cui nome, Gruppo T.N.T. è decisamente azzeccato!) che riscuote il successo del pubblico di ogni età, dagli adolescenti agli adulti, scritto com’è su due piani di lettura perfettamente fruibili da chiunque. Infatti se i ragazzini si divertono a leggere le improbabili missioni spionistiche del gruppo, gli adulti ci possono leggere chiaramente una ironica presa in giro alla società dell’epoca, ai suoi luoghi comuni, alle sue mode imperanti, alle sue ideologie; prova ne sia, a esempio, il più acerrimo nemico del gruppo, ossia Superciuk. Questi, oltre a essere una parodia dei super eroi della Marvel (all’epoca in piena espansione e la cui edizione italiana veniva curata proprio da Luciano Secchi per la Marvel Corno Editore), ironizzava e capovolgeva gli stereotipi del super eroe che aiutava le persone in difficoltà: Superciuk, infatti, era un netturbino che stufo di pulire le strade “insozzate dagli straccioni” beveva per dimenticare il suo triste lavoro; senonché bevendo un particolare tipo di vino, sviluppava una forza maggiore del solito, ma soprattutto la sua “fiatata alcoolica” con cui stendeva gli avversari alitandogli addosso. Resosi conto dei suoi poteri, iniziava a rapinare le banche ma non per se stesso, ma per donare ai ricchi, che, in quanto tali, non sporcavano le strade come facevano i poveri! Ecco, questo è un esempio di come Alan Ford reinterpretava il contesto socio/culturale dell’epoca, ironizzando e sottolineando vizi (tanti) e virtù (poche) della collettività.

Il fumetto ha talmente successo che viene presentato anche nel programma trasmesso dalla RAI e diventato un cult, ossia “Supergulp, i fumetti in TV”, che ne sfrutta e ne amplifica la popolarità, che continua fino agli inizi degli anni ’80. Poi il lento ma inarrestabile declino, pur rimanendo sempre un riferimento non solo per gli appassionati, ma anche per le generazioni successive di disegnatori che hanno fatto ‘’palestra’’ ai loro esordi, come, per esempio, Giuliano Piccininno (oggi disegnatore affermato di Dampyr e di Zagor per la Bonelli Editore) e Raffaele Della Monica (disegnatore di Tex e oggi di Zagor per la Bonelli Editore), entrambi appartenenti, tra l’altro alla mitica “Scuola salernitana”, fucina di talenti che hanno fatto (e fanno) la Storia del Fumetto italiano. Questi 50 anni di storie hanno visto molti cambiamenti nella struttura del gruppo, com’è logico per un fumetto così longevo, arrivato proprio quest’anno al numero 600. Oggi le storie sono oggi incentrate su Alan Ford, nel frattempo divenuto ricco, e sua moglie Minouette, una bella bruna con poteri magici, con comparsate episodiche degli altri componenti originari. Basato sempre sulla critica presa in giro della società, è diventato un fumetto di nicchia, che non ha più il seguito di una volta, ma che, nonostante tutto, resta un caposaldo dell’editoria fumettistica italiana.

Biagio Andrea Barra

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