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Da Sud, tempo di cambiamento

“E’ tempo di una moltitudine pensante e di idee, non di assistenzialismo e commiserazione” ( Giuseppe Foscari, ivi, pag. 105)

Il volume è un’antologia di tredici capitoli. I saggi analizzano il Sud da un punto di vista di-verso. In via preliminare una considerazione: il libro descrive una terra che, senza indulgenze e senza pregiudizi, racconta se stessa invece di essere spesso raccontata da altri; per capire se e perché il Sud conviene a tutta l’Italia. Mezzogiorno è l’ora, il tempo e il luogo geografico dal quale si deve  ripartire.

Quando e perché abbiamo sbagliato, noi meridionali? Se lo chiedono ripetutamente Massimo Calise “Sembra che molti politici (…) ritengano più proficuo proporre agli elettori sempre nuovi sogni appaganti, piuttosto che dare seguito a provvedimenti e a leggi esistenti che potrebbero dare risultati positivi’, Giovanni Cerchia  rintraccia nelle classi dirigenti del Sud  la causa della passività dei meridionali (disprezzati ed incapaci di elaborare scelte).Giovanni Cerchia rovescia l’immagine di un Sud sanfedista e filomonarchico e descrive un Sud resistente e modello per il futuro. “Per questa ragione, continua Cerchia, il recupero della memoria non è soltanto questione del passato. È uno sguardo a ritroso che ci restituisce una matura consapevolezza dell’oggi, ponendo in una luce diversa i resistenti e le resistenze dei nostri giorni, alimentandone i valori e le prospettive.” Pe la Ciracì con la cultura si mangia, è accaduto per Matera che da ‘vergogna d’Italia’ e diventata Capitale della Cultura Europea 2019. Matera è passata dall’essere luogo di “dolente bellezza” (Carlo Levi) a uno dei fiori all’occhiello del Meridione italiano, capace di portare prestigio alla nostra Nazione. Alfonso Conte, nelle battute finali del suo saggio, afferma che “la lezione di Giuseppe Galasso, il quale affermò che la liquidazione della questione meridionale, la convinzione di ritenerla «obsoleta sia come realtà di fatto che come criterio di analisi e di giudizio», producesse danni difficili da valutare «sia sul piano culturale che sul piano politico”. La riscossa del Sud, secondo Conte, non verrà da certa letteratura neoborbonica ma “magari ripartendo dalla lettura delle pagine di grande attualità, benché scritte all’indomani dei fatti di Battipaglia del 1969, di un grande meridionalista come Manlio Rossi Doria, in cui si denunciava il peso insostenibile di una «innumerevole schiera di piccoli mediatori politici, appartenenti a ogni partito, interessati a imprimere carattere clientelare a tutti i rapporti”. Giuseppe Foscari ci insegna che “(…)  le rivolte non si esauriscono nel fatto in sé, ma sono precedute o accompagnate da intuizioni, propositi e progetti anche innovativi.” Secondo Foscari la migliore sfida rivoluzionaria, per le nuove generazioni di giovani meridionali, è e sarà restare al Sud, la bella primavera la faranno i giovani rivendicando il proprio ruolo di cittadini attivi. Per Francesco Saverio Minardi il Sud è un hub di collegamento con il Mediterraneo. Per questo “l’Italia deve diventare “finalmente una e non continuare ad andare a due velocità. Una parte del nostro Paese deve capire che investire massicciamente nell’altra parte per ridurre il gap infrastrutturale non significa sottrarre risorse al suo profitto.

Abbiamo sbagliato nel non aver capito che la vecchia “questione meridionale” si era sciolta trent’anni fa, divenendo “questione mediterranea”.

Abbiamo sbagliato a non capire che il divenire della storia ci imponeva un cambio radicale di prospettive: non più che cosa possono (e devono) fare gli altri per noi, ma che cosa il Sud può offrire e dare agli altri.

Abbiamo sbagliato perché siamo riusciti a bruciare un’altra generazione e la prossima sta già scappando, lasciandoci una terra per soli vecchi.

Abbiamo sbagliato nel continuare a guardare soltanto gli elenchi degli aiuti e delle risorse, invece di sfogliare i nuovi atlanti geografici ed economici che offrivano grandi possibilità di riscatto alla parte meridionale della penisola, consentendole perfino di diventare il traino di un nuovo “miracolo economico” dell’intero Paese.

Abbiamo sbagliato perché abbiamo consentito che il meridionalismo di potere prendesse il sopravvento sul meridionalismo di pensiero.

Maria Rosaria Anna Onorato

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